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Produrre film come Gomorra e il Divo oggi non sarebbe possibile

di Roberto Bonino

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12 maggio 2009

Un anno fa il successo, proprio a Cannes, di "Gomorra" e "Il divo" avevano fatto parlare di definitiva rinascita del cinema italiano. Il loro esito più che positivo anche al botteghino (quasi 15 milioni di euro complessivi) aveva contribuito a generare una quota di mercato superiore al 30% per le opere nazionali sul totale del mercato interno.
A distanza di dodici mesi scarsi, lo scenario sembra essere notevolmente cambiato. Certo, è arrivata la crisi economica mondiale, che ha avuto effetti negativi anche sulla propensione a investire nella produzione cinematografica, così come sulla presenza di pubblico nelle sale (si parla di due milioni di spettatori in meno rispetto allo stesso periodo del 2008). Ma sul panorama nazionale stanno incidendo fattori non solo finanziari, che creano allarme fra gli addetti ai lavori. Domenico Procacci, che ha prodotto "Gomorra" con la sua Fandango e Andrea Occhipinti, motore del progetto "Il divo" con la Lucky Red, sono concordi nel ritenere che, nelle attuali condizioni, questi due film non si potrebbero fare. "Il taglio al Fondo unico dello spettacolo e la riduzione dell'impegno dei broadcaster televisivi stanno pesantemente condizionando l'avvio di nuovi progetti", sottolinea Occhipinti.
Ci sono, però, anche fattori più strutturali che rendono l'attuale contesto più problematico rispetto a un anno fa. Riccardo Tozzi, non solo al vertice di Cattleya ma anche presidente della sezione produttori dell'Anica (Associazione Nazionale Industrie Cinematografiche Audiovisive e Multimediali) sintetizza lo scenario: "La quota di Fus che spetta al cinema per quest'anno è di 70 miliardi, ma una cinquantina coprono i contributi sugli incassi dell'esercizio in corso e quelli, non pagati, del precedente. Il resto viene dirottato su altre iniziative, quindi alla produzione non resta niente. Inoltre, sta crescendo la pirateria, che, secondo Ipsos, porta un danno al nostro business, comprendendo distribuzione in sala e home video, quantificato intorno al mezzo miliardo di euro. Infine, la proliferazione dei multiplex, che oggi hanno una quota del 60% sul totale degli incassi, ha spostato pubblico verso la fascia più giovane, che predilige il blockbuster americano al nostro cinema di qualità".
La preoccupazione, va detto, riguarda soprattutto la parte "autoriale" e la ricerca di nuovi talenti registici che, come sottolinea Procacci, "andrebbero fatti crescere e misurati nel tempo su più opere". I film dall'esito commerciale più o meno sicuro o quelli prodotti direttamente dalle major presenti anche in Italia (come Warner Bros o Universal) trovano più facilmente le risorse finanziarie necessarie. In tempi di ristrettezze come questi, soggetti importanti come Rai Cinema e Medusa, che controllano anche il panorama televisivo "free", tendono a concentrare l'attenzione sulle opere che producono direttamente. "Le televisioni sfruttano il prodotto cinematografico - lamenta Occhipinti - ma il preacquisto dei diritti d'antenna non avviene sulla base di criteri oggettivi, come l'esito commerciale del film. C'era un accordo in tal senso con Sky, ma non è stato rinnovato".
Per l'immediato futuro, un boccata d'ossigeno dovrebbe arrivare con i provvedimenti di tax credit e tax shelter, appena firmati dai ministri competenti. Il primo consente di compensare i debiti fiscali con i crediti ricavati da investimenti nel cinema, mentre il secondo defiscalizza gli utili reinvestiti nelle produzioni: "Ci consentiranno di sopravvivere – valuta Tozzi – ma non eviteranno una riduzione della quota di mercato del cinema italiano sul totale, almeno per i prossimi due anni".
Ci sarà meno spazio per i giovani registi, ma non mancano le produzioni d'autore, attualmente in fase di sviluppo. Maurizio Totti (Colorado) ha appena annunciato il nuovo film di Gabriele Salvatores, che con "Happy family" ritorna a girare a Milano, mentre Cattleya ha in cantiere le nuove opere di Daniele Luchetti ("La vita") e di Luca Lucini ("Oggi sposi"). Fandango sta producendo titoli di sicuro richiamo, come "Baciami ancora", di Gabriele Muccino e "Mine vaganti", di Ferzan Ozpetek, ma ha appena annunciato anche "Diaz", che tornerà nella scuola di Genova, dove irruppe la polizia al termine del tragico G8 di Genova nel 2001. Cinema di impegno civile, che susciterà polemiche, come già sta accadendo per "La prima linea", prodotto da Lucky Red e ispirato al libro "Miccia corta" dell'ex terrorista Sergio Segio.

12 maggio 2009
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